San Sossio Baronia

SAN SOSSIO BARONIA

Puntellato da boschi che rientrano nell’area naturalistica e sorgenti della Baronia, quali Molara Scarcata, Montuccio e Montemauro, tra il monte Molara e il monte Montuccio, sorge il comune di San Sossio Baronia, dal quale si può raggiungere la pineta Scarpata a circa 1000 metri di altezza seguendo il percorso del torrente Fiumarella. L’acqua sorgiva, che scaturisce in abbondanza dalle colline di San Sossio, costituisce l’origine stessa del paese. In periodo medioevale i Signori di Trevico e tutti gli abitanti della Baronia venivano qui a raccogliere l’acqua. I pastori facevano abbeverare gli armenti presso le Acque della Madonna laddove esistono ancora oggi tre grotte scavate nell’argilla, di cui una al centro più  piccola, rappresentanti simbolicamente le grotte di San Giuseppe, Maria e del Bambino. Sul territorio sono presenti testimonianze di antiche civiltà. Oltre a cocci ed utensili sono stati rinvenuti i resti di un ponte romano in località Lagni, che testimonierebbe il passaggio dell’antica via Appia. L’origine del paese risale intorno al XII secolo. La chiesa parrocchiale, distrutta dal terremoto del 1930, era stata costruita nel 1754 sull’antica chiesa dell’Annunziata, sulla cui fonte battesimale era incisa una data ancora precedente, a conferma dell’antica origine dell’agglomerato urbano. La datazione d’origine del paese riferita al XII secolo convalidata da uno scritto dell’epoca di Carlo D’Angiò del 1299. Il toponimo ha origine nella leggenda. Si narra infatti che un asino, sul quale venivano trasportate le reliquie di San Sossio martire, Diacono di Miseno martirizzato con San Gennaro a Pozzuoli al tempo dell’Imperatore Diocleziano, giunto in località  ora detta Sella Coppola devi  verso il piccolo nucleo abitato in fondo alla valle e non ci fu verso di fargli cambiare strada. Da allora le reliquie rimasero nella chiesetta dell’Annunziata e, dato il miracolo, si diede il nome del santo al paese. San Sossio Baronia fu legato alle vicende storiche di Trevico, con cui condivise il giogo feudale dei Consalvo nel secolo XV e dei Loffredo fino al 1806, sebbene San Sossio godette di grandi libertà ed autonomie per la famosa vocazione alla ribellione tipica dei sansossini. Si narra che fu proprio una vecchietta a dissuadere un feudatario ad applicare una tassa su una fonte del paese, ricordandogli in modo ironico la facilità con cui la popolazione avrebbe affrontato tale decisione. Da qui forse anche SAN SOSSIO BARONIA dove ha origine la Baronia di Vico l’origine dello stemma comunale: tre getti d’acqua che scaturiscono dalla cima di una collina sormontata da tre stelle a cinque punte. Nel 1612, grazie a Ferdinando Loffredo, la sorgente venne arricchita da una fontana. La fontana Tre Cannelle viene così chiamata per la presenza di tre bocche da cui sgorga l’acqua e presenta un bassorilievo con lo stemma del nobile casato dei Loffredo, oltre che un’immagine del santo patrono. Durante il periodo in cui si sviluppò il fenomeno del brigantaggio, in questo paese imperava la banda del brigante Schiavone accompagnato dalla sua celebre compagna Filomena. Tra gli edifici di culto la chiesa di Santa Maria Assunta e il santuario di San Michele Arcangelo. La gastronomia vanta rinomati prodotti caseari tra cui il caciocavallo podolico, il fiordilatte, la scamorza, la treccia e la ricotta. Famosi anche i ceci della Baronia e non meno importante la produzione di olio extravergine d’oliva Irpinia – Colline dell’Ufita DOP.

Piatto tipico la crostata col sangue di maiale.

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